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In questa pagina del vangelo di GiovanniGesù, quasi sentendosi in colpa per averlo obbligato a stare dritto, non abbandona il paralitico che ha appena risanato e che sembra essere “senza forza” per affrontare la sua nuova vita, ed invece continua a interessarsi a lui con una grande attenzione e una grande cura.
Insomma, dopo averlo salvato da un passato di infermità e dolore, cerca anche di salvarlo per il futuro: “Lo trovò nel tempio, e gli disse: – Ecco, tu sei guarito; non peccare più, ché non ti accada di peggio”.
E qui davvero, rimaniamo stupiti: cosa può mai “accadere di peggio” a quell’uomo rispetto al suo essere rimasto per “trentotto anni” bloccato sul lettuccio?
Proprio ciò che gli accade.
Come abbiamo udito, adesso usa le gambe che adesso gli funzionano per andare a denunciare il suo benefattore: “L’uomo se ne andò, e disse ai Giudei che colui che l’aveva guarito era Gesù”. E“per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo”.
Le gambe gli funzionano… ma il cuore è sempre quello: un cuore tanto piccolo. Troppo piccolo per la riconoscenza, per l’amore, per il coraggio. E anzi adesso quel cuore è ancora peggiorato, s’è come ulteriormente anchilosato, perché, per evitare l’ira dei potenti bigotti, che non sopportano che nemmeno una guarigione avvenga in un giorno “di sabato”, per non andare incontro a seccature o rischi – potremmo anche dire: per tornare a rinchiudersi nell’anonimo guscio di quella solitudine in cui ha tirato avanti per quasi quarant’anni (ricordate la risposta dell’uomo a Gesù: “Non ho nessuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca”…), l’uomo nel cui petto quel cuore batte piano piano piano, va a tradire colui che l’ha guarito. Sì, un cuore traditore, per amore della tranquillità…
Veramente, quest’uomo “senza forza”, al puntoche non riesce nemmeno a provare un po’ di riconoscenza, è una delle figure più tristi del vangelo…
R. M.